Potare la mimosa non è un gioco da ragazzi. Serve attenzione, soprattutto quando arriva il momento di tagliare i rami. Un intervento sbagliato si vede subito: la pianta ne soffre e i fiori scarseggiano nelle stagioni successive. Nel centro-sud Italia, tante famiglie hanno la mimosa in giardino e la associano subito all’arrivo della primavera. Pochi, però, sanno esattamente come potarla senza pregiudicare la sua salute.
La mimosa giovane, per esempio, necessita di potature mirate e abbastanza decise – diciamo – fin dai primi anni, così da sviluppare una struttura solida e ordinata. Alla pianta adulta basta poco, giusto togliere qualche ramo secco o malandato, così da mantenere una forma equilibrata. Insomma, il momento giusto e la precisione nel taglio sono due elementi che fanno davvero la differenza.
Quando conviene intervenire sulla potatura della mimosa
Il momento ideale per potare? Subito dopo la fioritura, tra fine primavera e inizio estate. In quei giorni la pianta ha finito il suo ciclo vegetativo ed è pronta a riposare. Tagliare in questo periodo stimola i nuovi germogli senza indebolire la struttura. Se invece si pota troppo presto, la produzione dei fiori nel ciclo seguente rischia di calare drasticamente, e la pianta può stressarsi parecchio.

Tagliare a settembre o ottobre – specie in zone in cui gli inverni sono freddi, come al Nord Italia – può essere un errore serio. La mimosa si prepara a fronteggiare le gelate in arrivo e ogni potatura fuori tempo può comprometterne la stabilità. È un dettaglio spesso ignorato dagli appassionati meno esperti, anche se dovrebbe essere chiaro.
Nei primi cinque anni, le potature devono essere più decise – si direbbe “a mano ferma” – per guidare la crescita, plasmando una forma robusta e armonica. Superata questa età, invece, resta solo da eliminare i rami secchi o malati, mantenendo la pianta naturale e funzionale, senza esagerare con i tagli.
Come eseguire la potatura per non danneggiare la pianta
Non basta sapere “quando”, troppo spesso si trascura il “come”. La mimosa, che cresce anche molto alta là fuori, nei suoi habitat naturali, ha rami lunghi e fitti che richiedono un po’ di cura durante il taglio. Usare gli strumenti giusti – cesoie o coltelli da potatura ben affilati, puliti – fa la differenza: il taglio deve essere netto, preciso, senza rovinare la corteccia o strappare i rami.
Per la potatura di allevamento – quella più drastica e precoce – si possono tagliare rami fino a 30 centimetri per “modellare” la crescita e indirizzare i rami in modo ordinato e robusto. A volte, i rami più lunghi si possono rompere a mano – occhio però, serve cautela: lesioni ripetute non sono mai una buona idea.
Va detto anche che nelle città o in zona con vincoli paesaggistici la potatura della mimosa può essere soggetta a regolamenti comunali. Chi vive nei centri urbani deve quindi informarsi prima, per evitare multe o divieti legati all’intervento sulla pianta. Un controllo non da poco.
Curare la mimosa in vaso richiede attenzioni diverse
Chi ha pochi spazi o vive dove l’inverno fa sul serio spesso opta per una mimosa in vaso. Qui la potatura ha un ruolo importante: tenere la crescita sotto controllo, evitare rami aggrovigliati che soffocano la pianta e compromettono la fioritura. I rami secchi o malati vanno tolti frequentemente, meglio tagliare subito sopra il nodo – si rallentano così malattie e funghi.
Chi ha una mimosa in vaso sa che contenere la forma è importante per sfruttare lo spazio e avere una crescita armoniosa. Tagliare rami troppo lunghi o disorganici diventa indispensabile per favorire nuovi getti forti, pieni di fiori. Fatto spesso, con regolarità – il risultato? Una pianta viva e bello da vedere.
Ricordiamo pure che la mimosa in vaso richiede controlli più frequenti rispetto alle piante da giardino, soprattutto per l’acqua e i nutrienti. Però, anche se si ritocca meno spesso, una potatura fatta bene resta la base per mantenere forte la pianta e valorizzare la sua caratteristica fioritura gialla, simbolo della Primavera qui in tante zone d’Italia.